La Porta Palatina, un vero tesoro archeologico
Erroneamente nota al plurale come Porte Palatine, la Porta Palatina è una delle porte urbiche del I secolo a.C. meglio conservate al mondo e tutt’oggi, pur svuotata della sua originale funzione, veglia maestosamente sul centro di Torino.
Originariamente eretta durante gli esordi della dinastia Giulio Claudia o in periodo tardo repubblicano, permetteva l’accesso al cardo maximus da settentrione ed era strutturata a doppia porta con tanto di statio, un cortile quadrangolare sul lato interno. Va ricordato che solo la torre destra e l’iterrutio centrale erano effettivamente parte della struttura originale, mentre il resto della struttura è dovuto ai numerosi restauri e rifacimenti che si sono seguiti nei secoli, non devono tuttavia stupire tante modifiche considerato che fu utilizzata come accesso alla città sino al diciottesimo secolo. Molto diversa infatti appariva questa imponente struttura negli anni ’30 dell’Ottocento prima che il massiccio restauro di Alfredo D’Andrade la riportasse ad una forma più fedele all’originale.
Oltre all’intervento di D’Andrade è opportuno ricordare almeno altri tre momenti cruciali per la storia dell’edificio. Il primo vede la decisione di Re Vittorio Amedeo II ad inizio ‘700 di abbattere il complesso, privato della sua utilità dai suoi stessi interventi di ampliamento cittadino, fermato soltanto dal celebre ingegnere Antonio Bertola che riuscì a convincere il sovrano dell’importanza archeologica di questo sito. Il secondo è il controverso restauro di età fascista che vide l’abbattimento di case considerate troppo vicine al monumento e l’apposizione delle statue dei Giulii ancora presenti in loco; furono criticate ambedue le scelte dacché degli edifici erano in effetti da sempre stati a ridosso della porta sin dall’età più antica (anche se è innegabile che fu dato ulteriore risalto alla costruzione in tal modo) e le statue furono poste sul lato interno delle porte, mentre avrebbero dovuto trovarsi fuori da un punto di vista filologico. Infine il terzo è l’ulteriore restauro messo in essere per le Olimpiadi Invernali del 2006 dagli architetti Aimaro Isola, Giovanni Durbiano e Luca Reinerio: esso trasformò radicalmente la zona circostante, che pure era stata resa esclusivamente pedonale sin dagli anni ’80, rendendola un punto d’accesso privilegiato al centro città attraverso la valorizzazione del parco e la posa del lastricato nell’attuale piazza Cesare Augusto.
Un patrimonio storico inestimabile non solo per quanto concerne la struttura in sé dunque, ma anche per i numerosi interventi che hanno portato la Porta Principalis Sinistra ad essere com’è oggi. Ora, forse, vi apparirà strano il nome Porta Principalis Sinistra, ma è così che in origine era definito il complesso architettonico (così fu chiamato per tutta l’antichità) e tutt’ora vi sono forti dubbi e più teorie sul perché la Porta Palatina abbia iniziato a chiamarsi così: se da un lato taluni riferiscono in nome alla vicinanza del palazzo di residenza del signore longobardo locale, altri vedono invece nel Palatium da cui avrebbe preso il nome un presunto anfiteatro antico sito in Borgo Dora abbandonato ed in rovina, scambiato per una residenza nobiliare. Infine è giusto ricordare che dall’XI secolo data la vicinanza del fiume Dora si iniziò a riferirsi ad essa anche come Porta Doranea o Porta Doranica. Una porta dai mille nomi, dunque, quella che custodisce il cuore di Torino.
Davide Cuneo